La Sposa, la Testimone e Bruce
Lug 25 2013 · 1 comment · Reportage
La tappa di Bruce Springsteen al Rock In Roma è stata al solito qualcosa di difficilmente descrivibile, è sempre difficile raccontare quello che accade ad un concerto di Bruce, come quando ad esempio fa salire la futura sposa e la testimone sul palco a suonare e cantare con lui. A raccontarlo è proprio Melania Manfredini (la testmone) che insieme a Giulia Pelosini (la sposa) su quel palco ci sono salite.
Bruce you changed my life: before, during and after 11th of July 2013
04.05.2011, ore 14,00: Super strada FI-PI-LI direzione Pisa per la consegna della tesi universitaria.
La radio passa una canzone… Un insieme di suoni e quel sax che arriva dritto al cuore, nodo allo stomaco, lacrime.
La rivelazione si è compiuta: iniziano giorni di ricerca, scopro che quella canzone è Jungleland, di Springsteen… Tardi, certo… Ma da quel momento tutto è cambiato, Bruce mi ha cambiato.
06.06.2013, ore 20,00: Io, reduce da Padova e Giulia, reduce da Milano, ci incontriamo come abitualmente facciamo scambiandoci stavolta le emozioni dei concerti, consapevoli che avremmo affrontato insieme l’avventura di Roma.
Il caso vuole che Giulia si sposi il 27.07.2013 e che io sia la sua testimone. Ridendo e scherzando ci facciamo i filmini su come sarebbe bello salire con lui sul palco e ci mettiamo in testa che dobbiamo escogitare un modo per farci notare, ovviamente ammesso che non ci sia la lottery e che si possa partire qualche giorno prima per poter essere effettivamente sotto il palco: quale occasione migliore considerare il concerto il nostro addio al nubilato e farlo sapere a tutti?
10.07.2013, ore 20.30: Treno direzione Roma. Negli zaini il necessario per passare la notte fuori dall’ippodromo, due veli nuziali, un cartone in mano.
Ovviamente ci sarà la lottery, abbiamo tutto con noi ma dobbiamo vedere come saremo estratte…
Chissà se la fortuna ci sarà d’aiuto.
Ippodromo, numeri sulla mano: 331,332. Ora possiamo riposarci.. Tramps like us baby we were born to… sleep… Ma che dormire! Chi ci riesce? È troppa l’attesa!
11.07.2013, ore 8,00: Distribuzione di braccialetti: numeri 382, 383… Speriamo bene! Colazione, attesa-relax fuori dal bar… Scriviamo il cartellone dai, non si sa mai… Un amico veterano dei concerti di Bruce ci illumina: “dovete scrivere qualcosa di breve ed efficace, qualcos che dia nell’occhio!“. Ok, allora niente “balla con me e con la mia testimone“, parliamo di matrimoni in generale! Cartello fatto, abbellito con fiori e frecce… Siamo pronte!
Estrazione: numero 599… Diciamo addio al sogno di farci notare da Bruce, entriamo praticamente per ultime nel pit dei 2000… Ma che facciamo? Ormai portiamocelo dietro il cartellone… Non si sa mai!
Ma sai cosa? Divertiamoci… In fondo siamo al concerto di Bruce, insieme, è il nostro addio al nubilato: mettiamoci i veli e festeggiamo!
Qualcuno ci guarda e sorride… Forse ci prendono per matte!
Finalmente entriamo nel pit, ci fanno entrare dalla parte destra guardando il palco, ovvio che i posti sulle transenne frontali e sulla pedana centrale siano tutti occupati… Accontentiamoci di buttare lo sguardo sulla pedana laterale.
Poi, non si sa che cosa accade, arrivano notizie dai social network di due spose che sia aggirano per il pit aspettando il concerto di Bruce Springsteen… E proprio lì iniziano a fermarci, a farci le foto, Brucino, la Barley Arts, chi ci chiede informazioni e dice alla mia amica: “ripensaci“; chi ci sprona: “dovete salire! A Dancing in the dark vi facciamo avanzare“!, chi ci guarda con aria stranita e diverita… La famiglia dei bloodbrothers è unica, ti emana calore, ti sostiene, ti alza l’adrenalina e ti fa credere che sì, possiamo crederci… Forse non è più solo un gioco.
Guardo la mia amica e le dico: ora dobbiamo assolutamente farci notare appena viene verso di noi… Poi godiamoci il concerto e vediamo!
Il tempo non passa più… Che ansia… Poi silenzio… Can you feel the spirit? Ommioddio con cosa ha cominciato! Da non crederci… Eccolo si avvicina… Il cartello alzato a più non posso, lo vede, sorride, ci tende la mano. Fase uno: superata… Ci va già bene così… Sudore, allegria, ballo, amici nuovi, amici vecchi, grande famiglia… Inizia Incident on 57th street… Ok, era nella lista delle canzoni del cuore, tremo… Attacca Rosalita, ma prima di Incident un’irresistibile Kitty’s back… Bruce stasera hai deciso di giocarmela… The wild è uno dei miei album preferiti… Lo so, chiedo troppo… Sogno da tempo di sentire dal vivo New York city
serenade… Ormai ha già fatto varie canzoni di The wild… Non la farà… Eppure… eppure non so perché ma è già qualche giorno che non lo so, mi sento qualcosa di strano.. Durante tutto il giorno a chi mi chiedeva il pennarello per scrivere una canzone a richiesta dicevo: “scrivete NYCS!“, risposte sconsolate .”non la farà mai“… Eh già… Peccato! E invece… Invece prende uno striscione: vedo una N, vedo una Y… Non credo ai miei occhi! Lei? Proprio lei? Ma proprio lei? La canzone che… Che… No, non trovo le parole per quella canzone, proprio non ci riesco… Tremo e piango.
Mi giro verso Giulia e le dico: non importa se non ci fa salire, questa canzone è il regalo più grande che potesse farmi!
Ma poi… Poi ha rivisto il cartello… E’ iniziata Born in the Usa, poi Born to run… Ci siamo: prima nota di Dancing in the dark, ci facciamo alzare, cartellone altissimo, Steve ci guarda e ci indica, penso: ora mi impegno al massimo, ce la dobbiamo fare, ce la possiamo fare!
Urlo come una matte, la sicurezza ci vuole far scendere, poi risaliamo, eccolo… Prende una ragazza a ballare, la sicurezza ci fa scendere ancora, lo so che non è finita… Si dirige verso la nostra direzione, ci cerca, folla in delirio, non riesco ad alzare il cartello calpestato da altri, penso: “se ci facciamo perdere quest’occasione non me la potrò mai perdonare”; menomale che ci sono i brothers e sisters che iniziano a indicarci, vede i veli… Si avvicina… C’mon, penso: prendeteci e metteteci sul quel cavolo di pedana, e allo stesso tempo: o svengo o succede qualcosa… Vabbè ci farà un saluto, balleremo… Eccoci, ci siamo, sale Giulia, poi tra una botta e l’altra sollevano anche me… è davanti a noi, sono spaesata… Ma non c’è tempo per i saluti, in un nano secondo ci fa segno di seguirlo, ormai l’adrenalina si è impossessata di noi, non sono svenuta anzi… Sono carichissima, ce l’ho vicino e mi dico: non può essere vero; ma la cosa strana è che non ho avuto voglia di… non so come dire, adorarlo, venerarlo… C’era soprattutto la voglia di divertirsi, è difficile, credo impossibile spiegare la sensazione di vita che è riuscito a trasmettermi in quel poco tempo, mi è venuto un flash, solo questo…: I don’t give a damn for the same old played out scenes I don’t give a damn for just the in-betweens. Honey I want the heart, I want the soul, I want control right now…
Forse non è stato controllo, anzi credo sia stato proprio l’opposto ma ero cosciente di me, vivevo l’attimo presente, l’essere fuori di me ha coinciso con il controllo assoluto… alla fine gli opposti coincidono. Ok Bruce, mi hai messo la chitarra, non la so suonare, ma non è importante.
L’importante è sentirmi partecipe del tuo spettacolo, e tu sai renderci partecipe in un modo che non è possibile davvero spiegare… Lo spirito della notte ci ha pervaso, ti guardo, ci inciti a suonare e non ci viene voglia di far altro che di urlare, cantare, saltare, ballare. Bruce… Ti ho guardato e le uniche parole che mi sono venute sono state: You changed my life! Perché è vero Bruce, non è retorica di una fan postadolescente , tu mi hai cambiato davvero la vita, mi hai insegnato a dire e far capire le mie esigenze agli altri, in maniera corretta ma risoluta. Mi hai insegnato a essere più forte e indipendente, mi hai insegnato che i fantasmi notturni sono difficili da scacciare, e allora va anche bene conviverci e tenerli lì a maturare fino a quando non si raggiunge il momento giusto per affrontarli, perché spesso è nel buio ai margini della città che si possono trovare le cose che si vogliono e per queste combattere.
Quei pochi minuti sono stati una festa, e alla fine di questa festa, come bambine che non vogliono tornare a casa, siamo rimaste lì ferme, ti abbiamo abbracciato e baciato e non ce la facevamo a scendere… Allora mi hai preso per mano, con la tua presa forte e sicura, e ci hai riportato verso il nostro posto.
Il plettro che ci hai dato per suonare è rimasto a noi , come prova di qualcosa di reale.
Poi è continuata la festa, quasi allucinate abbiamo continuato a ballare e cantare stentando di credere a quello che era accaduto.
E alla fine della festa in moltissimi ci hanno fermato per chiederci com’era andata, per fare le foto, per scambiarci opinioni…
Inutile dire che da quel giorno abbiamo iniziato di far parte di una grande famiglia che non lasceremo mai…
Ora so con chi condividere le mie emozioni senza esser presa per matta o per fanatica, fin ora c’è stato Bruce, ed oltre a lui ora c’è la grande famiglia dei brothers and sisters… Senza di loro, davvero, non saremmo mai riuscite a crederci fino in fondo e ad essere lì, accanto a lui, a vivere il rock and roll.
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giovanni girardi
On: